L’etimologia della parola suggerisce che la bulimia è una condotta che deriva da uno smisurato desiderio di cibo. Le condotte bulimiche sono variegate, possono comparire come un sintomo dell’anoressia o come sintomo di una sindrome più specificatamente denominata bulimia nervosa.
Nel caso della paziente anoressica, solitamente, si assiste a uno stato di denutrizione che persiste da un tempo talmente tanto lungo che gli spasmi della fame diventano intollerabili e, in questo caso l’abbuffata interrompe la rigida dieta auto-imposta dalla paziente. Il terrore di ingrassare sopraggiunge immediatamente e la paziente anoressica si libera del cibo espellendolo con il vomito autoindotto.
La bulimia nervosa è una forma patologica che consiste in abbuffate e condotte di eliminazione ricorrenti in individui che mantengono il proprio peso al di sopra dei livelli considerati normali per la statura della persona.
Negli anni Ottanta ci sono stati ampi dibattiti per definire la sindrome bulimica, che vertevano sul ruolo delle abbuffate, su quello delle condotte di eliminazione e su quello delle preoccupazioni dell’individuo per la forma fisica.
La bulimia nervosa è caratterizzata da ricorrenti abbuffate, in cui si mangiano enormi quantità di cibo in poco tempo, con la sensazione di perdita del controllo; è caratterizzata da ricorrenti condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso (vomito, uso dii lassativi, digiuno, esercizio fisico eccessivo). La paziente bulimica si preoccupa indebitamente della forma fisica e del peso corporeo, pur essendo normopeso.
Spesso la persona affetta da bulimia descrive una forte tensione che aumenta prima dell’abbuffata. Tra un episodio di abbuffata e l’altro la paziente mangia poco o resiste all’impulso di mangiare. Generalmente è ossessionata dal pensiero della successiva abbuffata, che aumenta progressivamente fino all’episodio successivo.
Questo può portarla a rimuginare in modo ossessivo su come, dove e quando consumerà il cibo della successiva abbuffata. Appena iniziata l’abbuffata la tensione diminuisce drasticamente, lasciando spazio a sentimenti sempre maggiori di vergogna e colpa, che si accompagnano all’ansia provocata dalla preoccupazione di ingrassare.
La tensione provocata da questi sentimenti sale fino a che il vomito autoindotto non diventa l’unica possibilità di provare sollievo. La paziente, dopo aver vomitato, riferisce solitamente un senso di pace interiore, che purtroppo è solo temporanea, perché presto la tensione riaffiorerà e il ciclo si ripeterà.
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