La parola anoressia rimanda a una perdita parziale o totale di appetito, che suggerisce la presenza di una malattia organica, o psicogena connessa ad alcuni disturbi dell’affettività. Per quanto riguarda l’aspetto psicogeno, è frequente nei bambini iperprotetti, per i quali può rappresentare un modo per esprimere ostilità nei confronti dei genitori che rifiutano la loro autonomia e indipendenza.

Tra le varie anoressie, l’anoressia nervosa è uno stato psicologico che insorge nelle giovani donne per conflitti di tipo emotivo. Nello sviluppo di questa malattia, la maggior parte delle interpretazioni attribuiscono un valore importante all’accettazione del proprio ruolo femminile e ai conflitti maturati all’interno del nucleo familiare.

Il rifiuto di mangiare è accompagnato dall’apparente mancanza di preoccupazione per il vistoso dimagrimento, ma che in casi di estrema debolezza può portare anche a condizioni mortali.

Alcuni dati inquietanti indicano che l’incidenza dell’anoressia nervosa è pressoché raddoppiata dagli anni ’60 a oggi. A questo proposito si deve sottolineare che l’immagine della donna fornita dai mass media suggerisce che l’apparenza esterna è assai più importante dell’identità interna. E’ inoltre molto interessante che alcuni studi hanno evidenziato che l’anoressia nervosa è del tutto sconosciuta nei Paesi dove la magrezza non è considerata una virtù.

Gli individui colpiti da anoressia, statisticamente, tendono a essere bianchi, istruiti, di sesso femminile, economicamente avvantaggiati e radicati nella cultura occidentale.

Diagnosi e terapie

Sul piano diagnostico, l’anoressia nervosa è caratterizzata da una ricerca fanatica della magrezza e da un’angosciante paura di ingrassare. Solitamente, viene osservata una riduzione del peso corporeo al di sotto dell’85% del limite minimo, considerando la norma per età e altezza. Molto spesso la paziente è amenorroica e ha un’alterazione della percezione di sé rispetto al peso e alla forma del corpo.

Per quanto riguarda gli approcci terapeutici, è importante che il focus del trattamento non sia direttamente orientato all’aumento di peso. Molti clinici ritengono che il migliore intervento psicologico comprenda una combinazione di una psicoterapia familiare e una psicoterapia psicoanalitica individuale. Sul piano clinico generale è assolutamente necessario un approccio multidisciplinare, che comprenda il monitoraggio da parte di un medico internista, un medico psichiatra, uno psicologo psicoterapeuta, e un dietista.

Lo psicoterapeuta, in accordo con il paziente, può valutare l’opportunità di inserimento all’interno di un gruppo terapeutico o di auto aiuto.

A Pisa esiste il Centro Arianna, che è un punto di riferimento per tutta la Toscana, un centro autorevole e prestigioso nel campo dei disturbi dell’alimentazione. Si può accedere al Centro gratuitamente, tramite

l’Azienda Sanitaria Locale, ASL5 Pisa.

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